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Benessere urbano, quali sono le città dove si sta meglio? Ce lo dice l’Istat

 

Crowd on a narrow Italian street

Pubblicato il secondo Rapporto sul Benessere equo e sostenibile nelle città (UrBes) dell’Istat. Al nord c’è più innovazione, al sud si respira aria più pulita

ome stanno le nostre città? O meglio, come stiamo noi, che le città le abitiamo?Stabilire il grado di benessere nelle realtà urbane è un compito arduo perché sono tanti i fattori che vi contribuiscono e che sono riconducibili ad ambiti molto diversi fra loro. L’Istat cerca, però, da bravo statista, di fare ordine e di misurare il benessere attraverso un set di indicatori. E’ stato presentato oggi, presso la Sala della presidenza dell’Anci a Roma, il secondo Rapporto sul ‘Benessere equo e sostenibile nelle città (UrBes)’, un’estensione dell’indagine sul Bes, nata da Istat e Cnel per valutare 12 dimensione di benessere alternative al Pil, e focalizzata sull’andamento nelle aree urbane. 

La rete delle città coinvolte comprende: 
   – le 10 Città Metropolitane: Torino, Genova, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Reggio di Calabria; 
  –  le 4 Città Metropolitane giàpreviste ma non ancora costituite: Palermo, Messina, Catania e Cagliari; 
  –  altri 15 Comuni: Brescia, Bolzano, Verona, Trieste, Parma, Reggio Emilia, Cesena, Forlì, Livorno, Prato, Perugia, Terni, Pesaro, Potenza, Catanzaro. 

GRANDI DISEGUAGLIANZE

Al nord si conserva meglio il patrimonio edilizio ma si respira aria inquinata

L’analisi dello stato di benessere nelle città italiane ha evidenziato diseguaglianze molto forti tra le diverse realtà. La dicotomia tra Centro-Nord e Mezzogiorno che caratterizza il Paese si ritrova anche a livello urbano. Differenziali negativi si osservano, come era da attendersi, rispetto al reddito, alle condizioni materiali di vita ma toccano anche elementi significativi in altri domini del Bes: dalla conservazione del patrimonio edilizio alla ricerca e innovazione. 

Non mancano però tematiche per le quali sono alcune città del Sud a evidenziare performance mediamente migliori di quelle del Centro-Nord come le problematiche della mobilitàurbana, anche se, per queste ultime, è riscontrabile un impegno proporzionalmente maggiore in termini di trasporto pubblico locale e di servizi innovativi di infomobilità. Inoltre, limitatamente alle città metropolitane del settentrione, ulteriori elementi problematici sono connessi alla qualità dell’aria. 

Le piccole città sono più verdi ma meno innovative

Se i piccoli centri pullulano di verde, aree pedonali e sono più bravi nella gestione dei rifiuti, perdono, rispetto ai centri urbani, sull’innovazione. Nei centri metropolitani i livelli di scolarizzazione e di reddito sono più elevati e c’è una maggiore propensione alla specializzazione produttiva e alla connettività. 

GLI INDICATORI 
Consigliandovi di leggere il documento della sua interezza (ALLEGATO), vediamo alcuni indicatori che possono interessarci in modo particolare. 

Ambiente 
Benessere significa anche godere di un ambiente preservato e non deteriorato, gradevole, ricco di verde, con la possibilità di trascorrere del tempo in mezzo alla natura, di respirare aria non inquinata, di passeggiare nei parchi delle proprie città, elementi da cui dipende direttamente la qualità della vita. 
La qualità dell’aria nelle città è in miglioramento, anche se il grado di inquinamento resta elevato. La situazione di criticità persiste soprattutto nei comuni capoluogo del Nord, da un lato per la presenza di maggiori fonti di inquinamento (più elevata densità abitativa e industriale), dall’altro per la posizione geoclimatica (in particolare in Pianura padana) che non favorisce l’attutirsi di questi fenomeni. Nel 2012 le città metropolitane con il più alto numero di superamenti del valore limite giornaliero di PM10 (50 mg/m3) si trovano nel Nord e sono Torino (126), Milano (81) e Venezia (74). Tra i comuni capoluogo del Mezzogiorno si distingue Napoli con un numero di superamenti pari a 120. Firenze, Roma e Bari sono i comuni capoluogo con il trend migliore tra il 2004 e il 2013. 
Lo svantaggio del Mezzogiorno emerge invece rispetto alla circolazione di autovetture con emissioni inferiori alla classe Euro 4. Nel Mezzogiorno circolano 370,1 vetture di questo tipo ogni 1.000 abitanti, un valore molto più alto della media nazionale (311,8), mentre nel Centro il valore si attesta a 308,3 e nel Nord a 237. Il numero più alto di autovetture con emissioni inferiori alla classe Euro 4 si riscontra a Catania, dove la quota raggiunge il valore di 457,7 ogni 1.000 abitanti. Il trend dal 2009 al 2013 mostra una diminuzione significativa del parco veicolare inquinante ma questa diminuzione è più forte al Nord e al Centro che al Mezzogiorno, con un conseguente aumento del divario. 

Mobilità

In tema di mobilità, i tempi medi giornalieri di percorrenza dei tragitti da casa al luogo di lavoro o di studio sono sicuramente indicativi di quanto la qualità della vita sia gravata dall’impegno di tempo e di energie personali da dedicare alle esigenze di mobilità nei diversi contesti territoriali. 
Rispetto al dato medio nazionale, pari a 23,4 minuti nel 2011, una situazione sfavorevole riguarda le città metropolitane del Nord e del Centro insieme a Napoli, con un picco nel caso della capitale, dove il tempo medio giornaliero di mobilità per studio o lavoro ammonta a 34 minuti su base provinciale e a 33,5 per i residenti nel capoluogo. La correlazione con la diversa scala della dimensione urbana trova conferma nelle altre citta? UrBes, le quali presentano tutte tempi medi di mobilità inferiori alla media nazionale. 
A livello nazionale, dal 2008 al 2012 la disponibilità di aree pedonali nel complesso dei comuni capoluoghi di provincia è aumentata da 31,1 a 33,4 mq per 100 abitanti; quella di piste ciclabili da 13,6 a 18,9 km per 100 kmq di superficie comunale. Tra le città metropolitane, la massima disponibilità di aree pedonali riguarda Venezia, in considerazione delle sue caratteristiche peculiari (490,2 mq per 100 abitanti), ma valori superiori alla media dei capoluoghi spettano anche a Firenze, Cagliari, Torino e Napoli. La densità delle piste ciclabili, che dipende in parte anche dalla conformazione del territorio, è fortemente connotata a vantaggio delle città del Nord e del Centro (con l’eccezione di Genova), ma progressi significativi hanno interessato negli ultimi anni anche Napoli e Cagliari. Tra le altre città aderenti a UrBes, spiccano per la disponibilità di aree pedonali Parma e Pesaro, per quella di piste ciclabili Brescia, Bolzano e Reggio Emilia. 


Patrimonio edilizio 
Tra i diversi indicatori considerati, lo stato di conservazione degli edifici storici ègeneralmente migliore della media nazionale in tutte le province del Nord e a Firenze (dove si attesta al 76%) mentre tutte le città del Mezzogiorno registrano valori molto inferiori al resto del Paese, con Napoli e Reggio di Calabria che si attestano al 38,2%. 


Ricerca e innovazione 
La specializzazione produttiva del nostro Paese, misurata in UrBes come percentuale di occupati nei settori ad alta tecnologia della manifattura e dei servizi, risulta stabile nel tempo, mentre calano le domande di brevetto presentate all’Ufficio Europeo dei Brevetti. 
La situazione degli indicatori di ricerca e innovazione nelle città metropolitane è sempre migliore rispetto alla media nazionale e per gli indicatori di specializzazione produttiva e connessione a banda larga è anche migliore rispetto alle tre ripartizioni. 
Il vantaggio che gli indicatori di ricerca e innovazione rilevano nei contesti urbani viene ulteriormente confermato dal 

confronto tra i valori degli indicatori sulla specializzazione produttiva e sulla connessione a banda larga calcolati per i comuni capoluogo e per l’intero territorio provinciale. Con l’unica eccezione di Milano per la connessione a banda larga, nel 2011 entrambi gli indicatori raggiungono livelli più elevati in tutti i capoluoghi considerati in confronto alle rispettive province. Il differenziale è particolarmente alto per Torino, Cagliari e Catania, con riferimento agli occupati nei settori dell’high-tech, e per Reggio Calabria, Messina e Palermo per la percentuale di famiglie allacciate alla banda larga.

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