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Cresce il business delle armi: +16% per cento per le esportazione mondiali

CUGIR - ARMAMENT - NATO

Lo rivela il rapporto del Sipri relativo al 2014. I cinque maggiori esportatori sono gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, la Germania e la Francia. L’Italia è all’ottavo posto prima di Ucraina e Israele.

La guerra e le armi continuano a essere un ottimo business. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto del Sipri (Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma) sulle esportazioni mondiali di maggiori sistemi d’arma che evidenzia come nel periodo 2010-14 esse siano cresciute del 16 per cento rispetto al 2005-2009. I cinque maggiori esportatori nel 2010-14 sono gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, la Germania e la Francia, mentre i cinque maggiori importatori sono stati India, Arabia Saudita, Cina, Emirati Arabi Uniti e Pakistan.

Negli ultimi quattro anni l’export statunitense dei maggiori sistemi d’arma si è incrementato del 23 per cento e diretto a 94 acquirenti, mentre quello cinese è cresciuto del 143 per cento tra il 2005-2009 e il 2010-14: Pechino passa infatti dal 3 a 5 per cento delle esportazioni mondiali. Anche Mosca ha aumentato il suo export del 37 per cento tra il 2005–2009 e il 2010–14, fornendo armi a 56 stati e alle forze ribelli in Ucraina nel 2010-14. Le esportazioni tedesche dei maggiori sistemi d’arma, invece, sono diminuite del 43 per cento tra il 2005- 2009 e il 2010–14, inviandole a 55 stati.

In questa classifica l’Italia si piazza all’ottavo posto a livello mondiale prima di Ucraina e Israele, esportando agli Emirati arabi (9 per cento del suo export totale), India (9 per cento) e Turchia (7 per cento). L’Italia si segnala per l’accresciuto export di UAV (droni). Le esportazioni italiane tra il 2005–2009 e il 2010–14 sono cresciute di oltre il 30 per cento.

“Siamo in attesa della relazione governativa sull’export militare italiano nel 2014 al Parlamento italiano, che a breve dovrebbe essere consegnata – ai sensi della legge 185/90 – spiega Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto delle ricerche internazionali di Archivio disarmo- Peraltro, nel corso degli anni tale relazione è diventata sempre meno trasparente e più opaca, mentre la rispondenza ai criteri fondanti la legge (non esportazioni a paesi in guerra, dittature o assenza di rispetto dei diritti umani) appare sempre meno stringente, come hanno dimostrato lo scorso anno la consegna dei caccia da addestramento e da bombardamento leggero M346 ad Israele, proprio all’inizio dell’ennesimo conflitto “Margine di protezione” contro i palestinesi,  o le forniture all’Arabia Saudita (48 contratti), agli Emirati Arabi Uniti (23 contratti) e all’Oman (8 contratti), noti per il loro scarso rispetto dei diritti umani”.

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