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Residence, a Pietralata arriva la lettera di sfratto ma “l’assessore non ne sa nulla”

La denuncia viene da inquilini e movimenti: “Una lettera firmata dal dipartimento ci informa che dobbiamo uscire entro il 28 febbraio”. Tra loro una decina di nuclei però non ha diritto a una nuova assegnazione.

comune di roma

Residence, a Pietralata arriva la lettera di sfratto ma “l’assessore non ne sa nulla”

Lasciare lo stabile entro il 28 febbraio e, per chi ha un reddito più alto del tetto stabilito per gli aventi diritto, trovare un’altra casa. È questo, in sintesi, il contenuto di una lettera che il dipartimento politiche abitative ha inviato giovedì scorso agli inquilini del residence per l’emergenza abitativa, i cosiddetti Caat (Centri di assistenza abitativa temporanea), di via Pietralata 196 dove vivono 37 famiglie. Una vera e propria miccia in una situazione che negli ultimi mesi, tra l’annunciata chiusura con il bonus casa e l’inchiesta su mafia capitale che ha gettato un’ombra sulle risposte emergenziali in tema di politiche abitative e sociali, è diventata una questione molto delicata per l’amministrazione capitolina. Che nei piani dell’amministrazione comunale ci sia il progetto di chiudere le costosissime strutture non è una novità. “Ma ci era stato comunicato che almeno fino a giugno erano stati assicurati i fondi” racconta uno degli inquilini contattato da Romatoday.

ALL’INSAPUTA DELL’ASSESSORE - In realtà sull’invio della lettera è mistero e gli inquilini e i movimenti che ieri hanno protestato fuori dagli uffici del dipartimento di via Pasteur contro il provvedimento denunciano che “l’assessore Danese dice di non sapere nulla delle lettere del comune”. La decisione di chiudere la struttura entro la fine della settimana e inviare la comunicazione agli inquilini, riferiscono i ben informati, ricadrebbe tutta in capo agli uffici del dipartimento, gli stessi che negli ultimi anni hanno gestito le politiche abitative capitoline compreso l’affare milionario dei residence. Uffici che sembrano aver deciso di agire in contropiede rispetto all’operato dell’assessore che però per ora non commenta l’accaduto.

LA SITUAZIONE - La struttura però va chiusa. “Alcune delle famiglie a cui è stato assegnato un altro residence hanno già iniziato a traslocare” denuncia Antonio a Romatoday, uno degli inquilini ‘sotto sfratto’. “Dovremo in pochi giorni cambiare vita. Pensate alle famiglie con bambini che vanno a scuola, da un giorno all’altro spostati in un altro quartiere”. Dall’assessorato informano che il tentativo è quello di trovare una soluzione per chiudere la struttura e al contempo tutelare le famiglie in emergenza abitativa con particolare attenzione alle categorie protette e alle famiglie con ragazzi  per cui va garantita una continuità scolastica. Tra i residenti anche “una decina di nuclei che superano la soglia dei 18 mila euro di reddito annui per avere diritto all’assistenza abitativa”.

IL CASO – E’ il caso di Antonio: “Ho trovato il lavoro dopo essere entrato nel residence. Prendo tra i 1100 e i 1200 euro al mese e non posso accedere nemmeno al bonus casa. A mio carico c’è mia madre di 90 anni disabile e la sua pensione di invalidità l’ho investita per pagare una badante che l’aiuti durante la giornata. A questo si aggiungono i circa 300 euro mensili che verso per il mantenimento a mia moglie e mio figlio di 22 anni. Anche lui è disabile, affetto dalla sindrome di down, e non lavora. Ho 60 anni e prima di ottenere il posto in un residence ho abitato per quasi un anno in macchina. Non è facile per me accedere a un affitto sul libero mercato” racconta. “Hanno speso per anni cifre da capogiro per ogni famiglia e ora capisco che questa folle spesa vada tagliata. Ma non così. Questi centri erano stati aperti come strutture temporanee. Un passaggio finalizzato all’assegnazione di una casa popolare. Ora sappiamo che non è più così”.

LA DENUNCIA – La situazione è stata denunciata anche dai movimenti per il diritto all’abitare e da comitati di inquilini ‘Resistenza residence': “Nello stabile di via Pietralata n. 196 dove risiedono più di 30 nuclei, così come in altri Caat, stanno arrivando lettere del dipartimento alle politiche abitative e ai servizi sociali che invitano categoricamente tutti gli “aventi diritto” a trasferirsi in strutture gestite dal consorzio Eriches 29, riconducibile a Buzzi e alla cooperativa 29 giugno, entro e non oltre il 26 febbraio” denunciano in una nota. “Per tutte le altre famiglie che superano la soglia di reddito che consente l’accesso all’assistenza, incredibilmente più bassa di quella che da diritto ad un alloggio popolare, è prevista soltanto la strada. Questa decisione, motivata con la necessità di ridurre e razionalizzare le spese, suona come l’ennesimo tentativo di deportazione che non tiene conto della vita delle persone, della continuità scolastica, dei legami territoriali.  In più, per coloro che sono segnalati extra-soglia si prendono in considerazione i redditi del 2013, in condizioni economiche mutate radicalmente in peggio negli ultimi 2 anni” concludono i movimenti.

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